sabato 7 novembre 2009

Non è tutto argento quel che riluce

La recente notizia circa la nevicata artificiale caduta a Pechino ci permette di precisare alcuni aspetti della questione "scie chimiche". Vari siti hanno riferito che la capitale cinese è stata imbiancata da una coltre creata con l'inseminazione delle nuvole. E' prassi consolidata diffondere ioduro d'argento nelle nubi per generare pioggia e neve artificiali o per inibire la grandine. Sebbene i disinformatori affermino che si tratta di operazioni innocue e che nulla c'entrano con le chemtrails, bisogna ribadire che la ratio soggiacente all'uso dello ioduro d'argento è comune agli altri interventi di manipolazione meteorologica.

Lo ioduro d'argento (formula Ag I) è un alogenuro, ossia un sale formato da metallo (Argento) ed un alogeno. Gli alogenuri d'argento sono tutti fotosensibili e l'effetto prodotto su di essi dalla luce è alla base della fotografia in bianco e nero. "Disperdendo all'interno dei corpi nuvolosi lo ioduro d'argento, si formano moltissimi nuclei di aggregazione attorno ai quali il vapore acqueo si condensa in gocce di pioggia che per gravità cadono. Come avviene tecnicamente l'inseminazione? Un radar individua ed analizza in anticipo i sistemi nuvolosi. Una volta identificati quelli più promettenti, generalmente i cumuli ed i cumulo-nembi, le informazioni vengono trasmesse ad un aereo sul quale è installato il dispositivo per l'inseminazione. Circa venti minuti dopo lo svolgimento dell'operazione, la pioggia cade". [1]

Purtroppo lo ioduro d'argento, solido pulverulento di colore giallo chiaro ed inodore, è tossico: causa irritazione per contatto con gli occhi e con la pelle. Se inalato, provoca irritazione del tratto respiratorio. Immesso nell'ambiente, può decomporsi e liberare acido iodidrico che è tossico.

E' opportuno chiarire che le piogge artificiali, in casi di prolungata siccità, si possono rivelare utili, ma non bisogna dimenticare che l'aridità è spesso una conseguenza di pesanti interventi sui fenomeni atmosferici. Le piogge artificiali vengono quindi propagandate come risoluzione di un problema creato dai maghi della siccità: paiono un espediente per avvelenare la biosfera e per abituare l'opinione pubblica ad accettare lo "spettacolo" delle scie nel cielo, illudendosi che siano sistemi per combattere la siccità, anche quando si spargono sostanze che la favoriscono o nanosensori o agenti patogeni.

In verità, se si evitasse di agire in modo massiccio e costante sul clima e sul tempo con i tankers e le onde elettromagnetiche, la biosfera recupererebbe presto un'omeostasi sicché non occorrerebbe disperdere lo ioduro d'argento. Infatti, non appena le operazioni clandestine di aerosol si interrompono (è accaduto a Sanremo, il 6 novenbre 2009) anche solo per 24 ore, i fenomeni atmosferici assumono ritmi e forme naturali: sole splendente, cielo azzurro e terso attraversato da cumuli, precipitazioni di moderata intensità, valori barici, termici ed igrometrici nella norma stagionale.

La siccità è un altro problema creato dagli avvelenatori: il pur modesto incremento delle temperature favorirebbe un incremento dell'evotraspirazione e quindi delle precipitazioni. Si è deciso, però, di aggredire ferocemente il pianeta per scopi economici, militari e di dominio sicché i processi naturali sono stati sconvolti, determinando una reazione a catena incontrollata e devastante.

Le tecnologie per bonificare il pianeta e per smaltire i rifiuti, le energie veramente pulite e rinnovabili esistono, ma il sistema le censura e boicotta per evitare che Gaia diventi un giardino e per diffondere patologie che rendono i cittadini deboli, eterodiretti e poco propensi a combattere per un mondo migliore. Le malattie inoltre propiziano lo sfoltimento della popolazione mondiale, uno degli obiettivi precipui delle immonde élites.

L'avvelenamento della biosfera, l'intossicazione delle persone, bambini in primis, procedono a marce forzate...

Lo ioduro d'argento è solo uno fra i tanti ingredienti nocivi di un piatto avvelenato.


[1] AA.VV., Cacciatori di nuvole, articolo contenuto nella rivista Green, n. 5 , aprile 2007

Articolo correlato, Ubi, Scie chimiche: E.N.E.L. e la rete elettrochimica, 2009



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